Fabio Guarrera
Ciò che maggiormente colpisce del lavoro di Francesco Fichera è la sua sperimentazione progettuale accompagnata da una costante elaborazione teorica che si schiera in aperta opposizione nei confronti del Modernismo, a differenza del quale l'architetto interpreta il processo di genesi formale come questione "evolutiva" e non "rivoluzionaria". Un'idea dell'arte compositiva in profondo contrasto con la cultura idealista che al principio di "imitazione" contrappone quello romantico di "creazione". Per comprendere appieno il senso e il valore oggettivo del lavoro di Fichera è dunque necessario collocare la sua ricerca all'interno della cosiddetta "dottrina mimetica" dell'architettura, vale a dire nell'ambito di quel filone culturale che intende la storia e la tradizione come principio vitale dell'arte. Per Fichera, infatti, la tradizione rappresenta il luogo in cui attualizzare e trasformare al presente la consuetudine linguistica e costruttiva del "già dato". Lo spazio in cui manifestare una ferma e sentita opposizione al "grado zero" linguistico professato dai modernisti dell'avanguardia. In riferimento al rapporto tra modernità e tradizione si riconosce, nel metodo progettuale sperimentato dall'architetto siciliano - analizzato in questo volume attraverso la riproposizione del processo formativo di tre edifici pubblici catanesi - un'invariante retorico-compositiva basata sull'invenzione di "elementi preesistenti" che, per mezzo di accostamenti inconsueti, fanno «di una parola conosciuta una parola nuova».