Elena Dell'Agnese
Nel corso degli anni passati dalla prima edizione di questo volume, molte cose sono cambiate. Innanzitutto, la Critical Geopolitics, la matrice teorica di riferimento, è diventata adulta, passando da essere un approccio di frontiera allo studio della geopolitica e della geografia politica a costituirne il punto di riferimento canonico. Oltre ad acquisire questa posizione centrale e solida nell’ambito disciplinare, la Critical Geopolitics ha ampliato i propri orizzonti, ha arricchito le proprie fonti di analisi, e, soprattutto, ha allargato i propri interessi di ricerca, e non si occupa più solo della costruzione della mappa geopolitica del mondo e della spazializzazione della paura, come nella sua definizione originaria, o delle categorie del discorso geopolitico su cui si articolano le discriminazioni fra esseri umani (come la classe o il genere), ma include tematiche relative ai movimenti sociali, alle geografie della pace, alla sicurezza ambientale e al discorso sull’ambiente. A questi nuovi interessi, si sono aggiunte, nel quadro geografico, una crescente attenzione nei confronti delle indigenous geographies e l’urgenza, da un lato, di decolonizzare le prospettive di analisi, e, dall’altro, di incrociare la prospettiva intersezionale con approcci teorici provenienti dal femminismo, dagli studi queer e dell’ecofemminismo critico. Perché, come scriveva William Bunge nel 1973, «come primo passo bisogna vedere che le persone e la natura sono una cosa sola». Di fronte a queste istanze, è evidente che la geografia politica critica, per rimanere tale, deve essere ripensata. Questa nuova edizione si ripromette di aiutare a farlo.