Luca Ricci
Libro candidato da Guido Davico Bonino al Premio Strega 2022
Dopo Gli autunnali e Gli estivi, Luca Ricci ci consegna il terzo tassello della quadrilogia delle stagioni, un romanzo che, quasi per contrapporsi alla letargia invernale, ha un ritmo ancora più indiavolato, ed è capace d'indagare le ragioni più profonde che muovono le donne e gli uomini.
Un editore rifiuta il romanzo di uno scrittore: niente di male, se editore e scrittore non fossero anche amici per la pelle e testimoni di nozze dei rispettivi matrimoni; un esordiente viene tenuto a battesimo da un importante critico letterario: tutto bene, se l'esordiente non frequentasse l'ex moglie del critico; una scrittrice di romanzi rosa va a letto con il suo agente letterario: ammissibile, se scrittrice e agente non si incontrassero a colazione proprio con il marito di lei, un onesto lavoratore nel ramo della fibra ottica senza alcuna propensione per l'arte. E questo girotondo di personaggi che appartengono al famigerato quanto avventuroso mondo culturale non potrebbe andare in scena se non durante la "barzelletta seria" che è l'inverno romano. Un tempo li si sarebbe chiamati con ossequio "intellettuali", oggi li guardiamo con tenerezza mentre tentano di sfangarla, tra idealismo e problemi pratici, tradimenti e atti di fede, illuminazioni e ottenebramenti. In una Roma incorniciata dalle finestre dei locali e delle case dentro cui si sverna, che "se non esistesse non andrebbe inventata", si consuma un'impietosa schermaglia che riguarda le passioni, i sentimenti, gli affetti: la posta in gioco come sempre è la vita. Dopo Gli autunnali e Gli estivi, Luca Ricci ci consegna il terzo tassello della quadrilogia delle stagioni, un romanzo che, quasi per contrapporsi alla letargia invernale, ha un ritmo ancora più indiavolato, ed è capace d'indagare le ragioni più profonde che muovono le donne e gli uomini.
Proposto da Guido Davico Bonino al Premio Strega 2022 con la seguente motivazione:
«Gli invernali di Luca Ricci è la tavola periodica degli elementi di noi umanisti, dentro ci siamo proprio tutti – scrittori e critici, funzionari editoriali e agenti – ma non pensiate a una bagattella, qui il riso è da intendersi nella sua accezione più profonda e teatrale: come sostituto del pianto. E teatrale è l'impostazione della pagina, con un testo che finalmente è in grado di dirci qualche cosa, che per una volta trascina il teatro sulla pagina (e non il contrario!). Ricci lo leggo dall'inizio dei suoi racconti che ho avuto modo di definire "minuziosi e traslucidi", mi accompagna e lo accompagno, leggetelo e vi darà il piacere del talento all'opera.»