Juan José Saer
Leto e il Matematico si incontrano una mattina per strada. Il primo si è appena trasferito in città dove lavora come contabile. Il secondo viene da una famiglia dell'alta borghesia cittadina ed è appena tornato da un viaggio di studio in Europa. Decidono di fare un pezzo di strada insieme parlando della festa del poeta Washington Noriega, festa alla quale nessuno dei due ha partecipato. A partire da un pretesto così semplice Saer costruisce una macchina letteraria perfetta, capace di insinuare il dubbio su tutto ciò che crediamo di vivere e percepire. Il lettore vede il romanzo dispiegarsi liberamente sotto i suoi occhi, come se si scrivesse da solo. Vede la coscienza dei protagonisti esitare e i loro ricordi ingannarli mentre si accumulano, passo dopo passo, parole non dette, angosce e disillusioni. Cosa sono i ricordi, il tempo, la realtà e come li raccontiamo sono i temi dell'opera più filosofica di Saer, che è, allo stesso tempo, il commovente racconto della generazione perduta di un Paese, l'Argentina, che proprio in quegli anni viveva il suo periodo più buio.