Lojze Kovacic
Scritto dal punto di vista di un bambino, il romanzo segue la vicenda di una famiglia che e costretta a ricominciare all'alba della seconda guerra mondiale. La scrittura asseconda i ricordi di Bubi, intervallando visioni a frammenti di memoria, a volte innocenti e teneri, altre spietati e terribili, dando vita a una descrizione profondamente sincera di un'epoca e di una situazione difficili.
«Il romanzo è una mediazione su frontiere, cittadinanze, passaporti e su come i confini sono gabbie» - Wlodek Goldkorn, Robinson
La famiglia Kovacic nel 1938 viene espulsa dalla Svizzera ed e costretta a tornare a Lubiana, città d'origine del padre. Il piccolo Lojze ha dieci anni e, prima di lasciare Basilea, immagina il paese paterno come un luogo meraviglioso e fiabesco, sogna di galoppare su cavalli selvaggi e navigare su grandi fiumi. La realtà però è un'altra e lo capirà già durante il durissimo viaggio che dovrà affrontare, ma soprattutto nella difficolta ad adattarsi a un mondo altro, diverso, in cui i suoi sforzi e quelli della sua famiglia per adeguarsi alla realtà dell'esilio sembrano vani. Il piccolo Bubi, come lo chiamano tutti, di fronte alla miseria, alla fame e all'ostilità della gente decide di ribellarsi come può, rifiuta di imparare lo sloveno e si crea intorno il vuoto, con piccoli furti e comportamenti al limite della legalità. Solo il tempo aiuterà la famiglia Kovacic a chiamare casa Lubiana, ma la guerra incombe e sconvolgerà di nuovo tutto.