Jim Harrison
Il Grande Capo è una delle ultime opere di Jim Harrison, un capolavoro tragicomico, pieno di humor e disincanto. «Il West non è stato colonizzato da brave persone.»
Dopo una lunga carriera nella polizia del Michigan, il detective Sunderson – appassionato di storia, di pesca e di donne – è a un passo dalla pensione ma non vuole abbandonare l’indagine su una setta religiosa che si è insediata a pochi chilometri dalla sua cittadina della Penisola Superiore, nel Grande Nord degli Stati Uniti. Non riesce a togliersi dalla testa l’ambiguo leader del gruppo, un uomo dalle molte identità che i suoi seguaci chiamano «Grande Capo». Sunderson, affiancato da un’improbabile aiutante sedicenne, la sua vicina di casa Mona, una hacker esperta, riprende ufficiosamente a indagare e insegue la sua preda – un personaggio inquietante ma apparentemente inafferrabile, che ha organizzato la propria «religione» scimmiottando le tradizioni dei Nativi americani ed è accusato di violenze reiterate su bambine e ragazzine – dai boschi del Michigan a una piccola cittadina dell’Arizona ai confini con il Messico che pullula di criminali e trafficanti di droga. La caccia è l’occasione per Sunderson di fare i conti con i propri demoni – la vecchiaia che avanza, un divorzio che non riesce ad accettare, l’abuso di alcol – e di abbandonarsi a un flusso ininterrotto di ricordi e riflessioni su se stesso, il suo posto nel mondo e la storia del proprio Paese.