Thanh Nguyen Viet
«Eravamo gli sgraditi, gli indesiderati, gli ignorati, invisibili a chiunque fuorché a noi stessi»: cosí comincia quest’opera lungamente attesa dopo il folgorante successo del Simpatizzante, il romanzo vincitore del Premio Pulitzer con cui Viet Thanh Nguyen si è affermato sulla scena letteraria internazionale come «uno scrittore degno di maestri quali Conrad, Greene e Le Carré» (The New York Times). Protagonista del nuovo romanzo è ancora il giovane capitano dell’esercito sudvietnamita che, nel Simpatizzante, dopo la caduta di Saigon nel 1975, ripara negli Stati Uniti. Trascorsi gli anni americani nella condizione di estraneità e invisibilità propria di un rifugiato e di una spia comunista, agli inizi degli anni Ottanta il simpatizzante sbarca a Parigi in compagnia dell’inseparabile Bon. La Francia ha concesso ai due fratelli l’agognato diritto d’asilo. È l’occasione per entrambi di lasciarsi alle spalle le dolorose ferite del passato, un’occasione da coltivare attraverso la piú pura delle attività capitalistiche: lo spaccio di droga. Per Bon rappresenta la possibilità di smettere d’essere un ospite sgradito. Per il simpatizzante, che ha trascorso buona parte della vita a credere in qualcosa nel cui cuore non c’era che il nulla, semplicemente un’altra possibilità data al nulla. Un nulla, questa volta, che rende Parigi una città dal fascino torbido e che fa degli intellettuali engagés della sinistra francese nient’altro che una fedele clientela delle sostanze. Un nulla che rende, infine, arduo realizzare il compito che alberga da sempre nell’animo del simpatizzante: la riconciliazione tra i fratelli di sangue di un tempo, che la Storia, con le sue crudeltà e le sue cieche passioni, ha collocato su fronti opposti.