D'Arienzo Apollonia
"Nella mia storia personale è stato sempre così: nei momenti critici il solo pensare alla danza ha significato per me, insieme alla consapevolezza di essere mamma, l'unica vera forza, l'unica risorsa che mi permetteva di non arrendermi mai e trovare il coraggio di ricominciare ogni giorno come se fosse il primo. È il miracolo di quest'arte per chi la vive dal di dentro fino in fondo. La danza ha la capacità di rendere la vita una meravigliosa avventura. La prima ballerina del San Carlo definisce la danza il linguaggio migliore per far parlare la propria anima e arrivare agli altri, un'arte che t'innalza verso un qualcosa di sublime, che supera la natura umana. Dio attraverso quest'arte ci avvicina a lui nella purezza, nella bellezza, nella grandezza. La trama di questo agile racconto è un accavallarsi di sensazioni e sentimenti, che si snodano lungo un "viaggio", quello di Erica, giovane donna immigrata che dall'Italia fa ritorno in Romania, suo paese d'origine, richiamata dalla mamma per una brutta notizia familiare. Non è solo un viaggio "fisico", ma un "percorso dello spirito e dell'esistenza", in cui Erica svela la sua storia di amicizia con Mara, maestra di ballo, affetta da grave malattia e poi abbandonata dal marito. Assieme a un intreccio di vicissitudini familiari e sociali tra una straniera e un'italiana, o anche un'ammalata e un'immigrata, entrambe non comprese, se non umiliate e offese per la loro "diversità".