Marco Corradini
Il decimo volume della Biblioteca Barocca si caratterizza per il tentativo di "socchiudere la porta dell'officina mariniana e gettarvi uno sguardo". La prima parte del libro ha un taglio analitico e tassonomico, e indaga il rapporto che il Marino stabilisce con le proprie fonti (nel caso specifico, i panegirici di Claudiano) e con archetipi letterari come i testi biblici e la Commedia dantesca, alla ricerca di alcune unità minime di cui il poeta si serve nella costruzione dei testi. I capitoli successivi si concentrano su un modello di fondamentale importanza per comprendere in profondità le ragioni della poetica di un autore che non volle esplicitarla in modo sistematico: gli scritti mariniani si rifanno con insistenza alla "Gerusalemme liberata", mettendo in mostra un atteggiamento oscillante tra il rovesciamento parodico e la sfida. Si giunge quindi a focalizzare l'attenzione sull'"Adone" e se ne offre una lettura che ambisce ad essere un'interpretazione generale del poema, nella convinzione che sia possibile individuare in esso un significato di fondo, e che tale significato sia di natura tragica. La sezione conclusiva scandaglia infine i legami che intercorrono fra l'opera di Marino e quella di due contemporanei, Guido Casoni e Agostino Mascardi.