Francesco Sorrentino
"Perché allora un giovane architetto, Francesco Sorrentino, in un'epoca come la nostra, che vede l'architettura ricorrere di nuovo ad altre tecniche, a porsi solo come una delle variabili all'interno di un sistema complesso in cui declinare insieme, attraverso il computer, nel concorso di specialismi diversi, questioni sociali, sviluppo tecnologico, arditezza statica, intelligenza urbanistica, si rivolge a quella esperienza studiandone la diffusione in Europa e, nel caso di questo testo, la sua fortuna spagnola? (...) Così come tanti giovani architetti, oltre le frivole esperienze dell'architettura attuale, con questo testo, Sorrentino appare essere alla ricerca di sensi più profondi al proprio lavoro, inteso, così come negli architetti spagnoli di cui narra, ancora denso di valori etici, della volontà di aprirsi all'altro, ai fruitori, alla società, sebbene oggi più complessa, ai luoghi, all'ambiente, alla natura. L'architettura, sembra dirci, più che nei giochi computerizzati, le geometrie parametriche, il frattalismo di maniera che egli pure conosce e sa usare, è in questa apertura, nell'interrogazione sull'abitare degli esseri, uomo e natura, e l'interrogare, sembra ancora dirci, smentendo Koolhaas, non ha mercato". (Alberto Cuomo)