Attilio Bertolucci
A volte lo vedevamo seduto sotto un castagno che scriveva su un quaderno molto più grande dei nostri. Alla domanda 'Che cosa scrivi?' lui rispondeva 'La Bedrum!'. Non riusciva a pronunciare davanti ai suoi figli la parola camera da letto. Sarebbero passati anni prima che riuscissimo a risolvere l'enigma: la Bedrum era soltanto la bedroom, la camera da letto in inglese. Probabilmente se fosse stato per noi il film della Camera da letto, questa preziosa icona della poesia italiana del Novecento, non avrebbe mai visto la luce. Noi, i suoi figli cineasti, non avremmo mai trovato la forza di inquadrare il corpo e lo sguardo di nostro padre per ore e ore, mentre la sua voce di santo calabrone vibrava i suoi versi nelle stanze di una casa come lui inviolabile, o sui prati circostanti di quel luogo per noi mitico che si chiama Casarola, 'il paese che tutti credon fola', come ci aveva insegnato a dire, iniziando noi piccolissimi alla magia della rima. Filmare implica una intimità spietata molto difficile da praticare con un padre, con chi ci ha generato, nel caso di Attilio anche creativamente. Ci volevano due spericolati giovani videomaker per compiere l'impresa di questo film di nove ore, dove un poeta e la sua opera vengono preservati per sempre dall'oblio e dal naufragio del tempo.