Tiziana Bertoldin
Aleggia in questa raccolta la Filadressa, protagonista di una leggenda dolomitica, pittrice vittima di un incantesimo che ha trasformato le sue mani in artigli di avvoltoio. Tra ricordare e dimenticare, alla ricerca di una conciliazione, il percorso poetico indica un lavoro che è scavo profondo nella coscienza, per raggiungere un equilibrio elaborando presente e passato, gli orrori della Storia, il rapporto con coloro che si amano e soprattutto con una madre adorata e temuta. Così, in un monologo interiore, i versi analizzano fatti e immagini che si accavallano metodicamente, attraversano gradini di sofferenza e riguardano anche un contesto che è quello dei paesi del cuore, della natura e degli animali, in uno sfogo accorato.