Alan Sillitoe
Di racconto in racconto, Sillitoe ritrae un'Inghilterra proletaria, frustrata o ribelle, attraverso una serie di personaggi colti nella loro quotidianità e proprio per questo emblematici di uno dei periodi più fecondi della cultura britannica del Novecento. Difficile perciò pensare a un'opera che, più della Solitudine del maratoneta, possa ambire allo status di capolavoro del realismo inglese contemporaneo.
La solitudine del maratoneta, che minimum fax ripubblica a sessant'anni dalla sua prima uscita, deve la sua fama a una suggestiva trasposizione cinematografica di Tony Richardson, ma soprattutto allo stile innovativo, e ancor oggi modernissimo, della scrittura di Sillitoe. La novella che dà il titolo alla raccolta è un lungo e inarrestabile fiume in piena di sessanta pagine che ripercorre, durante una maratona, i pensieri agitati di Colin Smith, un giovane scapestrato rinchiuso in un riformatorio che continuerà a chiedersi a ogni passo della sua gara per chi o per cosa stia correndo, trovando l'unica risposta possibile ormai quasi giunto al traguardo.