Francesco Bozzi
Il commissario Saverio Mineo odia molte cose: per esempio i guanti, la forfora, i piedi brutti, la fretta, i pigiami a righe, il suo assistente Milito e sua moglie. Ma la cosa che odia di più sono i delitti, perché lo costringono a fingere di lavorare, mentre lui vorrebbe starsene in pace a leggere «La Gazzetta dello Sport», nel suo ufficio o al limite su una panchina vista mare. In fondo, perché dovrebbe succedere qualcosa nei tranquilli paesini di Cinisi e Terrasini? E invece sembra che il destino abbia deciso di accanirsi e ogni giorno ne capita una: esecuzioni sommarie, cadaveri ritrovati ai piedi di una scogliera, effrazioni misteriose, persino un arresto che ha dell’incredibile... A ogni nuova segnalazione, la prima reazione di Mineo è: speriamo di sbrigarcela in fretta. La seconda: non potrebbero occuparsene i carabinieri? Ma poi trascinato controvoglia sulla scena del crimine, assieme al fido ispettore La Placa e al fatuo medico legale dottor Costanza, quasi sempre Mineo finisce per risolvere il caso grazie al suo super-udito e alla sua distrazione. Già, perché lui arriva alla folgorazione decisiva solo soprappensiero, per associazione di idee.