Gianetto Dagna
Bartolomeo Pagano, facchino al porto di Genova, tu scoperto da due collaboratori di Giovanni Pastrone che, appena lo videro, si resero conto di aver incontrato l'interprete ideale per il personaggio dello schiavo possente e buono previsto in "Cabiria". D'Annunzio lo ribattezzò Maciste, inventando il richiamo a un finto semidio mitologico. La sintonia che il personaggio trovò da subito con gli spettatori fu enorme e convinse Pastrone, regista immaginifico ma anche imprenditore accorto, a lanciare una serie di lungometraggi che lo vedessero protagonista. Di successo in successo Maciste fu alpino, medium, poliziotto, imperatore, innamorato, nella gabbia dei leoni e molto altro. I suoi film ci parlano della società dell'epoca, della politica di regime e dei rapporti tra i sessi ma anche di come il cinema italiano abbia saputo costruire nuovi generi amati dalle platee di tutto il mondo. Il personaggio sopravviverà alla scomparsa dell'attore. Negli anni Sessanta il genere peplum troverà nuova linfa e Maciste s'imporrà come icona camp, grazie alle pellicole di alcuni dei nostri migliori registi di genere. Il Museo Nazionale del Cinema di Torino e la Cineteca di Bologna, con il Laboratorio L'Immagine Ritrovata, hanno avviato dal 2005 il restauro dei film della serie oggi preservati. Questo DVD del primo Maciste restituisce al film le qualità fotografiche, tecniche e coloristiche che l'Itala di Torino mise in campo per realizzarlo.