David Bernardini
Chemnitz, l'enorme statua del volto di Karl Marx troneggia in una strada nel centro dell'ex Karl-Marx Stadt. È il luogo dove da alcuni anni migliaia di neonazisti si danno appuntamento, per poi minacciare e aggredire immigrati e militanti di sinistra. La scena è per certi versi surreale: l'icona del socialismo diventa il muto testimone della nuova arroganza neonazista, in una confusa miscela di simboli di destra e sinistra, che gli osservatori definiscono da alcuni anni "rosso-brunismo". Dietro a questa parola c'è però una lunga storia carsica di movimenti, circoli, gruppi e giornali, che affonda le proprie radici nei due eventi che hanno plasmato il Novecento: la Prima guerra mondiale e la Rivoluzione russa. Questo libro ripercorre la storia e il pensiero politico del nazionalbolscevismo dalla prima democrazia tedesca (la Repubblica di Weimar) ai nazimaoisti degli anni Sessanta/Settanta, dall'ecologismo razzista degli anni Ottanta al nazionalcomunismo teorizzato nel decennio successivo come alternativa al cosiddetto "villaggio globale". Si tratta di vicende poco note che però ribollono tra le pieghe degli eventi, nelle interazioni tra la classe e la nazione, tra il socialismo e il nazionalismo, nel tentativo sempre fallito ma sempre rinnovato di andare oltre le definizioni di destra e sinistra, verso una nuova sintesi autoritaria per un'Eurasia unita. A lungo patrimonio pressoché esclusivo di un pulviscolo ideologico a destra del fascismo, queste idee ora sono uno dei tanti filoni che nutrono quel fenomeno nazio-nalpopulista che sta trasformando la vita di tutti noi.