Paco Ignacio II Taibo
«"Perché sei diventato cronista di nera, Manterola? Perché lì c'è la vera letteratura della vita, amico mio" si domandò e si rispose il giornalista, assolutamente convinto della verità di quelle parole.»
«Uno scrittore meraviglioso che fa entrare con delicatezza i lettori nel quasi inspiegabile intrico di morti ammazzati e complotti di Città del Messico degli anni Venti del Novecento» – Unione Sarda
La fanfara sta eseguendo le ultime battute di una marcia militare quando Fermín Valencia, poeta per vocazione e pubblicitario per fame, vede un uomo che sale rapidamente sul palco, poggia una pistola sulla tempia del suonatore di trombone e preme il grilletto. Il musicista cade stecchito. Qualche giorno dopo Pioquinto Manterola, incorruttibile cronista di nera, mentre sta fumando una sigaretta alla finestra vede precipitare un uomo dal palazzo di fronte. I due fatti, al principio tenuti insieme solo dalla parentela tra i due assassinati, diventano l'argomento di discussione di uno strambo gruppo di amici composto, oltre che da Valencia e da Manterola, dal cinese Wong e dall'avvocato Verdugo, che si riunisce sempre nello stesso bar per giocare delle interminabili partite di domino. Il poeta, il giornalista, il cinese e l'avvocato iniziano a mettere insieme le tessere del puzzle per fare luce su una storia che sembra incomprensibile. Ma come in un copione scritto da un regista distratto, che ha dimenticato di assegnare alcune parti della commedia, le morti misteriose continuano a susseguirsi senza tregua e nell'atmosfera turbolenta degli anni successivi alla rivoluzione messicana la posta in gioco diventa all'improvviso la loro stessa vita.