Marino Sinibaldi
Il fenomeno della cosiddetta «letteratura pulp», cioè di una nuova scrittura e nuovi autori che prediligono tematiche e stili di narrazione vicini a quelli di molto cinema contemporaneo, è rivelatore di profonde trasformazioni nel ruolo della letteratura e nelle attese dei suoi lettori. E dunque al di là delle definizioni e delle etichette (pulp, postmodern eccetera) e perfino al di là del valore strettamente letterario di questi testi, c'è la possibilità di cogliere un mutamento in corso che è legato a radicali innovazioni tecnologiche e a nuove tensioni culturali, e che investe i modelli di percezione, di fruizione e di ricezione dei testi. Soprattutto nelle fasce più giovani di lettori, essi appaiono contraddistinti da due elementi, la velocità e l'orizzontalità, che sembrano mettere in crisi la funzione tradizionale della letteratura.Diversamente dalle euforie di chi vede in questo orizzonte la terra promessa di una nuova creatività e dai catastrofismi di chi attribuisce alla letteratura ormai solo lo spazio nobile ma residuo di una pratica postuma, questo breve libro propone una possibilità diversa: che la letteratura mantenga la sua centralità culturale non rinunciando a nessuna delle sue potenzialità. E dunque reagisca alle trasformazioni tecniche e culturali che già altre volte ne hanno messo in discussione il ruolo, dimostrandosi capace non solo di riproporre l'altezza e la specificità del proprio inconfondibile linguaggio ma anche di interloquire coi propri tempi, con le tensioni e le generazioni nuove che ha di fronte.