Marco Bernardini
Versilia, 31 dicembre 1968. Alla Bussola tutto è pronto per salutare il nuovo anno. Il patron del locale, Sergio Bernardini, ha organizzato per i suoi ospiti un Capodanno indimenticabile. Dalle macchine lussuose scendono signore in pelliccia accompagnate dai mariti facoltosi, i più bei nomi della borghesia italiana. Ma non c'è solo aria di festa. Fuori, un assembramento di giovani contestatori che, dietro invito di Potere Operaio, intendono replicare il copione andato in scena alla Prima della Scala di Milano. O forse non solo. Alcuni sono figli di quegli stessi "signori" che si trovano dentro il locale, altri sono lì per riscattare le umiliazioni dei padri. Come Francesco Mei: il figlio di un cameriere che serve ai tavoli. "Non sarà una delle solite goliardate" aveva anticipato Adriano Sofri, leader carismatico del Movimento. Quella notte scoppia l'inferno. All'una e ventisette, nello scontro fra dimostranti e polizia, parte un colpo di pistola e il giovane Soriano Ceccanti rimane a terra ferito. È la fine del Grande Sogno per un'intera generazione: un mondo libero da ingiustizie e liberato dei giustizieri. La voce narrante di Marco Bernardini, nipote di Sergio, ridà vita a quei giorni lontani della sua gioventù: le assemblee e i cortei, le occupazioni delle università e gli scontri di piazza, la poesia di Pasolini e la psichiatria di Basaglia. Il romanzo del Sessantotto, della contestazione e del boom economico, e di coloro che avevano creduto davvero nel sogno della fantasia al potere.