Salvatore Ferlita
Il caffè è uno dei tanti teatri della nostra esistenza, topos letterario ideale se si pensa ai luoghi storici di incontro, dibattito, cospirazione, o esso stesso, dal fondo di una tazzina fumante, vero e proprio protagonista, motore mobile della narrazione ora in quanto laica liturgia, ora come atto esoreistico. Perché mettere questa bevanda al centro di una storia vuol dire in un certo senso disporre la vita sul lettino dello psicanalista: fantasmi evocati, verità che fanno male, flashback curiosi, amori perduti o da poco conquistati, affetti rovinosi, certi eventi da rabbrividire. Accade in questi tredici racconti, che si stagliano su scenari di volta in volta diversi: dalle trincee agli sfondi leggendari del Messico e del Brasile, tra piantagioni e rivoluzioni; dalle ciminiere del Nord industriale alle infernali zolfare del Sud.