August Strindberg
Un vedovo cinquantenne ritorna nella sua città natale, Stoccolma, dopo anni trascorsi in provincia. E qui, stanco dell'incomprensione e dell'ipocrisia che caratterizzano i rapporti interpersonali, trova rifugio nella solitudine, che abbraccia come fosse una vecchia amica. Le stagioni si susseguono, un pianoforte suona in lontananza, i libri gli fanno compagnia, le passeggiate serali lo confortano avvolgendolo nell'oscurità e, mentre il bisogno di parlare a poco a poco si attenua, l'osservazione della gente che incrocia per strada gli ispira storie e impressioni, i quadri familiari che scorge attraverso le finestre sembrano aprirgli nuove prospettive. Intimo, perturbante, Solo è una meditazione sul ritiro dal mondo: una condizione che è sì un destino maledetto, ma al contempo genera poesia e ispirazione e, come tale, viene rivendicata quale segno distintivo dell'artista. Scritto nel 1903, Solo è un testo che torna straordinariamente attuale in un'epoca come la nostra, votata alla solitudine e all'isolamento.