Antonio D'Alessandri
Sullo sfondo c'è la Rivoluzione del 1848, la Primavera dei popoli, nella quale ebbero un ruolo non marginale i romeni moldavi e valacchi, unici tra i sudditi dell'Impero ottomano a partecipare a quegli eventi. Il tema centrale di questo volume è però l'esilio cui furono costretti i patrioti sconfitti, giovani ribelli che lontano dalla loro patria continuarono a lottare, discutere e sognare, spostandosi dai boschi della Transilvania alle rive della Senna, dall'orientaleggiante Bucarest alla brulicante Istanbul ottomana, da Londra alle sponde serbe e bulgare del Danubio. L'esperienza dell'esilio è qui intesa come un laboratorio non solo politico ma anche intellettuale, destinato a segnare il futuro di gruppi dirigenti che saranno decisivi per la storia della Romania contemporanea. Si tratta di un travaglio su cui è necessario tornare a riflettere, così come sul senso della stessa Rivoluzione del 1848 che fu vista, negli anni del socialismo reale, in una prospettiva essenzialmente nazionale e solo come anticipatrice dell'ansia di riscatto sociale che il regime comunista prometteva di realizzare in pieno. Il libro ripercorre pertanto i sentieri dell'esilio politico romeno mirando a mettere in luce sia la sua dimensione transnazionale sia lo spessore del dibattito politico sviluppatosi nelle varie capitali europee, in particolare Parigi: il risultato è l'affresco di una vera e propria storia intellettuale dell'esperienza romena dell'esilio rivoluzionario all'indomani del 1848.