Trattato sulle fate

A volte, la solita realtà non invoglia tanto a guardarla. E se ci fosse allora un altrove, una realtà meno “solita” a cui guardare? Un regno incantato, remoto eppure vicino. Un regno in cui vivono fate, gnomi, naiadi, elfi... creature magiche e favolose, invisibili a tutti, tranne a chi ha occhi per vederle. Come Ismaël Mérindol, bizzarro personaggio di erudito e giramondo, grande e forse insuperato studioso di “fatologia”, nonché autore di questo antico testo, ritrovato da Édouard Brasey in una biblioteca dell’Europa dell’Est e salvato per miracolo da un’alluvione... Con allegra erudizione il nostro Ismaël ci porta dai boschi della Francia (passando persino dalla mitica Tavola Rotonda e dai suoi cavalieri) fino alle magiche atmosfere di una Praga da sempre generosa di leggende. Facendoci scoprire la bellezza dell’amore di fate e ninfe (e ciò che accade a scontentarle...), il destino dei figli che queste magiche bellezze concepiscono con uomini in carne e ossa e il loro peculiare rapporto con il tempo e con la natura. “Non esiste nulla che non sia stato prima sognato” ci dice saggiamente Mérindol, e non v’è ragione per non credergli. Apriamo dunque le pagine di questo libro e lasciamo che i suoi abitanti ci aiutino a sognare il mondo che vorremmo vedere, domani, davanti ai nostri occhi.