Roberto Festorazzi
De Bono, Arnaldo Mussolini, Farinacci, Starace, Grandi, Augusto Turati, Ciano, ma anche Bombacci, Arpinati, Gentile, Pavolini, Bottai, Muti, Preziosi… La corte dei gerarchi di Mussolini, durante il Ventennio, fu come una sorte di gabbia di fiere, tenute a bada dal Duce-domatore, che le metteva le une contro le altre, allo scopo di sfiancarle. Attento a tenere sulla corda i suoi principali collaboratori, con i dossier dei rilievi a carico di ciascuno, il dittatore si servì di tutti con abilità e spregiudicatezza, ma anche con ingenuità. Ecco perché, per esempio, un uomo come Dino Grandi, di cui Festorazzi ricostruisce il profilo di infedele per vocazione, poté godere di un potere e di una protezione quasi immutati durante tutto il corso del regime, nonostante apparissero provate fin dal 1921 le sue trame volte ad abbattere e a sostituire il Capo.