James Joyce
«La nuova impresa messa in campo dalla Nave di Teseo ha sicuramente un valore di testimonianza culturale, ma dal punto di vista di un lettore, che dire sull'immensa opera di Joyce? Perché leggerla sapendo che tradurla è, come sempre ma più che mai, tradirla? Forse per il gioco di specchi letterari e le trasformazioni musicali da una scena all'altra e da una lingua all'altra che alla lunga lavorano alchemicamente sull'occhio di chiunque» - Robinson
"È il 16 giugno del 1904, Stephen Dedalus e Leopold Bloom vivono entrambi a Dublino. Diversi dalla gente che li circonda, si distinguono perché sono, ciascuno secondo le proprie capacità, due avventurieri dell'intelletto - Dedalus, il poeta e filosofo, capace di belle immagini e astruse speculazioni e Bloom, procacciatore di pubblicità, dai mezzi più rudimentali. Alla sera, Bloom e Dedalus finiscono nella stessa lite tra ubriachi e Dedalus viene messo ko da un soldato inglese. Si chiarisce così il loro rapporto. Bloom pensa malinconicamente che Stephen rappresenti quello che suo figlio avrebbe dovuto essere e Stephen, che disprezza il proprio genitore - un amabile perdigiorno -, trova una sorta di padre spirituale in questo simpatico ebreo, che, per quanto mediocre, possiede almeno la dignità dell'intelligenza. Non sono forse, in virtù del fatto che pensano e immaginano, due fuorilegge nel loro mondo? Raccontata nel modo più diretto possibile, questa è la storia dell'Ulisse." (Edmund Wilson, New Republic, 5 luglio 1922)