Jim Harrison
I tre racconti che compongono "Vento di passioni" sono il frutto maturo con cui Jim Harrison sa riempire le pagine di personaggi memorabili che evocano sentimenti forti, tragedie guardate con sguardo fermo, paradossi dribblati da esistenze messe alla prova da un destino misterioso e beffardo. Nel primo dei racconti, Leggende d'autunno, è la selvaggia e vigorosa esistenza di Tristan e dei suoi fratelli - rampolli di una vecchia famiglia inglese trapiantata in un ranch americano - a fare da contrappunto a un'epoca che pare la sintesi di un secolo. Harrison sa congiungere il più isolato dei mondi - foreste immense e cordigliere sferzate da gelidi inverni - agli orizzonti sconvolti di un mondo dove la storia umana si avviluppa in mille tragici intrecci. Nell'incapacità di Tristan ad accettare limiti che non siano il profilo delle sue montagne e l'orizzonte dei mari che ha solcato c'è la fierezza di esistere dove si teme la commozione. Non la morte. Soffia tutt'altro vento, pungente e vivificante, nelle pagine de L'uomo che rinunciò al suo nome. Chi l'ha detto che soffrire è l'inizio del morire? Per Nordstrom - quarantenne appena separato, una carriera di successo alle spalle - soffrire è l'esatto contrario. È la trafittura che annuncia la guarigione da una vita «normale in modo disgustoso». È l'annuncio di un cambiamento che l'autore sa cogliere, con incomparabile ironia e leggiadra saggezza, nel suo sbocciare. Nell'ultimo racconto, Vendetta, incombe la fatalità dell'amore proibito di un ex pilota americano in un Messico pieno di sole e di sangue. Sfida perseguita con fierezza e pagata con consapevole strazio. La narrazione, come un bisturi preciso e implacabile, taglia e incide e - dopo l'iniziale, febbrile svolgersi - trova l'armonia di una quiete solenne, dove gli opposti finalmente si ricongiungono.