Lucrezia Marinella
"Vita del serafico et glorioso S. Francesco" (prima ed. 1597) e "Le vittorie di Francesco il Serafico. Li passi gloriosi della diva Chiara" (1643) di Lucrezia Marinella non sono soltanto due esempi importanti della letteratura agiografica italiana, ma rappresentano anche due tappe essenziali nella poetica della più grande scrittrice italiana tra Cinquecento e Seicento, che vide nella scrittura religiosa la sua area espressiva più completa, sebbene si sia occupata con risultati spesso felici di molti altri generi letterari. Quasi mezzo secolo trascorse tra la prima opera in versi e la seconda sterminata riscrittura in prosa, a testimonianza della fondamentale importanza che la figura del Poverello esercitò sia sulla scrittrice sia più in generale sulla cultura italiana controriformistica. Marinella si avvicina al genere agiografico con un approccio sperimentale e un intento di contaminazione letteraria in cui epica, novellistica, mitologia antica, trattatistica filosofica, teologica e mistica vengono a fondersi con risultati sorprendenti. Come già aveva fatto nella sua agiografia in prosa su S. Caterina da Siena, Marinella dà al testo un tono meditativo, nel senso che utilizza la scrittura per un personale processo di contemplazione degli eventi che è in procinto di narrare. Il risultato è un paradossale allontanarsi dal narrato vero e proprio e un focalizzarsi sugli stati emotivi che un particolare evento suscita nella scrittrice e quindi nel lettore. Tuttavia, spesso questo astrarsi dal testo rende il tessuto narrativo opaco al punto di essere di ardua comprensione. Una scelta antologica delle Vittorie è il modo migliore per facilitare un approccio a un testo che è stato essenzialmente ignorato dalla critica per le sue notevoli difficoltà. Questo volume è il risultato della collaborazione tra Armando Maggi e un gruppo di dottorandi della University of Chicago, dove Maggi insegna da molti anni.