Gian Luigi Paracchini
Milano, fine anni Settanta. Un incontro a due che promette poco o nulla, al massimo qualche scintilla non necessariamente amichevole. Da una parte il rude toscano-aretino Patrizio Bertelli, famiglia di avvocati, imprenditore di pelletteria, personaggio dantesco, vulcano ribollente di idee. Dall'altra una sofisticata signorina milanese, Miuccia Prada, passato di femminista e militante comunista (sempre in tacchi e vestiti mai banali ai cortei studenteschi), erede d'un negozio di borse e valigie dove passa la migliore borghesia. Per la legge degli opposti che si attraggono, scatta l'imprevedibile alchimia che rimescola le carte sul piano affettivo (i due si sposeranno) e professionale. Le basi del fenomeno Prada vengono gettate in quel primo e già movimentato confronto. Perché fenomeno? Perché ormai Prada non è più considerato soltanto un gruppo e un marchio della moda dai grandi numeri, ma il simbolo di uno stile concettuale che ha saputo ribaltare i canoni estetici, creare tendenze, diventare fatto di costume.