Alzi la mano chi di voi, oggi, pensando a Giulio Andreotti, non abbia scolpito nella mente il volto segnato dai chiaroscuri di Toni Servillo ne Il Divo, che si staglia sul nero profondissimo dello sfondo, mentre il carrello di Paolo Sorrentino si avvicina inesorabile. Un ritratto grottesco e angosciante dalla grande forza visiva, che restituisce una precisa immagine del potere.
Come Andreotti, così anche Berlusconi, Moro, Mussolini, ai quali hanno prestato il volto – ancora una volta – Servillo, Gian Maria Volonté e Filippo Timi. A partire dall’analisi di questi e altri film biografici italiani, Giacomo Tagliani, critico cinematografico, esperto di media e docente dell’Università del Salento, ci guida alla scoperta di un filone in continua espansione che, in Italia, ha sempre avuto i tratti più innovativi.
In Biografie della nazione. Vita, storia, politica nel biopic italiano, appena pubblicato da Rubbettino, indaga sulle tensioni generate dall’incrocio di estetica e politica, sulle strategie di costruzione del senso comune e sulle forme di autorappresentazione della comunità, in un sottogenere che, forse come nessun altro, si è dimostrato capace di spingerci alla riflessione storico-politica sul passato e sul futuro del Paese.