La già bravissima Letizia Muratori non fa che crescere, e con lei crescono trame, personaggi, voci. Basta leggere la sinossi di questo Carissimi appena pubblicato da La nave di Teseo per rendersi conto che non c’è più riassunto che tenga: una giovanissima aspirante documentarista israeliana decide di realizzare un film sulla sua famiglia. E fin qui, ci sta tutto. E ci starebbe anche che Nurit voglia soprattutto approfondire la figura del padre. Non fosse che Nurit è nata da una inseminazione artificiale e che il padre, Giorgio, era nient’altro che il donatore. Donatore che lei era riuscita a incontrare poco prima che morisse. Donatore che aveva una sua famiglia: una moglie, dei figli, che tendenzialmente non gradiscono l’insistente interesse della diciottenne filmaker. Le complicazioni non potranno che accumularsi. Insomma, Letizia Muratori è passata dall’autofiction, finta, fintissima e proprio per questo travolgente, a un’altrettanto travolgente superfiction, Mantenendo in compenso la sua voce inconfondibile. Buona lettura.