di Paolo Soraci
C’è stato un tempo in cui alla televisione italiana (e solo sulla televisione italiana) le merci venivano pubblicizzate tramite piccoli film che in pochissimi minuti riuscivano a raccontare una storia, a costruire dei personaggi e delle situazioni, a dare vita a un’atmosfera, e in definitiva a ritrarre un Paese che stava affacciandosi a benessere e modernità, ai consumi, dopo secoli di miseria, un ventennio di dittatura, cinque anni di guerra devastante, una lunga, epica, Ricostruzione. Solo negli ultimissimi secondi appariva il prodotto pubblicizzato. Era, e molti se lo ricordano, il Carosello: per i bimbi, ambitissima colonna d’Ercole tra veglia e sonno e conseguente arma di ricatto genitoriale, per tutti una galleria di saghe istantanee e modi di dire entrati nel costume e nella quotidianità, da “Basta la parola!” a, Mammut, Babbut, e Figliut, “Calogero no!” e “Con quella bocca può dire ciò che vuole”.
Ci sono stati anni in cui, cresciuti di età e di capelli, i figli dei primi Caroselli hanno riempito le sale cinematografiche per assistere a densissimi film di registi molto impegnati sul fronte estetico e politico, tra Jean-Luc Godard e John Cassavetes, il brasiliano Glauber Rocha e il greco Theodoros Anghelopoulos, che specie con il suo La recita, O Thiasos ha letteralmente segnato una generazione. Anche perché l’Italia di quegli anni pullulava letteralmente di giovani greci: molti studenti iscritti alle università di tutta Italia, molti esuli dal regime dei Colonnelli, la feroce dittatura militare che per sette anni sospese la vita democratica greca.
C’è un nome che unisce Italia e Grecia, Carosello, cinema d’autore e opposizione alla giunta dei Colonnelli, è quello di Dimitri Makris, che ora racconta la sua storia e la storia di un pezzo di cinema in un bel libro di memorie appena pubblicato da Argo: Carosello dietro le quinte. Memorie di un regista.
Regista, sceneggiatore, produttore nato in una Atene ancora collinare, fatta di piccole case bianche, cresciuto a pane e pellicola, arriva in Italia alla fine dei Cinquanta, per studiare a Roma al Centro sperimentale di Cinematografia e presto si trasferisce a Milano per affiancare allo studio i primi lavori come regista di Caroselli. Per anni presterà la sua passione e la sua crescente competenza a questo microcinema commerciale, accumulando esperienza e credibilità per passare al cinema, quello vero, quello proiettato nelle sale, magari anche militante. E mentre lavora con Gino Bramieri, Nino Manfredi o Carla Gravina, organizza l’accoglienza per gli esuli in fuga dalla Grecia, conosce, e riprende, Demetrio Stratos e gli Area, registra i lavori di Dario Fo e Franca Rame alla Palazzina Liberty, partecipa all’esperienza di Cinema Democratico, e si prepara all’esordio con Qui Politecnico, realizzato nel 1975 a seguito della rivolta studentesca di Atene. Da lì seguirà una produzione di crescente complessità con titoli come La diga, Teste rapate, Cortile di Atene. Film che Makris realizza nella Grecia tornata alla democrazia, ma senza scordare l’Italia, tant’è che spesso pezzi di produzione, parte del cast tecnico e artistico sono italiani e che pressoché tutti i suoi film passano in anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia. E per anni, di qua e di là dello Ionio, continuerà a praticare anche la pubblicità, ad alimentare quel Carosello che lo aveva tenuto a battesimo come regista.
Il libro di Dimitri Makris è un racconto personale, fortemente in prima persona, intessuto di incontri, di amicizie, di aneddotica minuta ed è insieme una cronaca puntuale anche se rapsodica di un pezzo di storia del cinema e del costume italiani. Una storia a volte dimenticata dalle storie del cinema e della televisione ma radicata nella memoria di tanti cresciuti andando “a letto dopo Carosello”.
Carosello dietro le quinte. Memorie di un regista
Dimitris Makris
ARGO EDITRICE
VAI AL LIBRO- Genere:
- Saggi
- Listino:
- € 22.00
- Collana:
- Ascoltare lo sguardo
- Data Uscita:
- 27/07/2022
- Pagine:
- 232
- Lingua:
- Italiano
- EAN:
- 9788882342395