Lo abbiamo visto fare in decine di film e serie tv. Un medico legale entra in una stanza bianca illuminata da una luce al neon e comincia a esaminare un corpo senza vita adagiato su un freddo tavolo di alluminio, testimone muto di un delitto. Oppure si prepara a scoprire i segreti di un vecchio scheletro ritrovato dopo anni.
La realtà, tuttavia, è molto più complessa e pochi sanno che tra gli specialisti che si occupano di far “parlare” i resti di chi non può più usare la propria voce, c’è l’antropologo forense.
Medico, antropologa e docente universitaria, Cristina Cattaneo ha deciso di dedicare la sua vita a questa missione. Già in Naufraghi senza volto, sempre pubblicato da Raffaello Cortina Editore, aveva parlato di uno degli aspetti più significativi del suo lavoro, quello di restituire l’identità alle vittime del Mediterraneo.
In questo nuovo libro amplia l’orizzonte e ci racconta delle diverse attività del Labanof, il Laboratorio di antropologia e odontologia forense dell’Università degli Studi di Milano che dirige, nell’anno in cui si celebrano i venticinque anni dalla fondazione.
Il titolo è Corpi, scheletri e delitti. Le storie del Labanof e contiene, appunto, le storie dei vivi, cioè dei tanti medici, biologi, archeologi, antropologi e naturalisti che hanno collaborato con il laboratorio, e le storie dei morti, ricostruite proprio attraverso studi e analisi dei resti effettuate negli anni da questi esperti.
Racconti di grande umanità, tenacia, sete di conoscenza e giustizia, che ci fanno capire come l’antropologia e le scienze forensi siano discipline pragmatiche, immerse nel mondo reale e in grado di fare la differenza.