Di Claudia Castoldi
Grazie a Manni Editore, arriva in libreria Cronache di guerra e di pace di Silvio Guarnieri, testo inedito, composto di cinque racconti lunghi, racchiusi in un’edizione annotata e molto curata dal punto di vista redazionale, che ha come scopo quello di far riscoprire un intellettuale che – nel tempo – è stato ingiustamente dimenticato.
Ma chi era Silvio Guarnieri? Pur essendo stato amico di personalità del calibro di Eugenio Montale e Carlo Emilio Gadda, di lui non si sa molto, se non che fu uno dei tanti espatriati della storia italiana: nel 1938 si trasferì in Romania, dove assunse la direzione dell’Istituto di Cultura Italiana all’Estero di Timis oara. Il primo dei cinque racconti, intitolato Introduzione alla Resistenza, inizia proprio da qui, dalla Romania, alleata della Germania nazista, in cui gli italiani iniziano a temere per la loro vita, quando, nel 1943, l’Italia abbandona i vecchi alleati: «Dopo poco più di vent’anni la dittatura era caduta. […] Un fatto atteso da tanti anni e con tanta trepidazione mi aveva colto di sorpresa e mi aveva messo dentro un fervido empito di liberazione, un gusto di parlare senza reticenze e mascheramenti, di dichiararmi per quello che anche prima ero stato dentro di me e sempre ero stato costretto a trattenere».
I nuovi alleati anglo-americani bombardano la Romania, costringendo Guarnieri e la moglie a cercare un rifugio nella vicina Berceni. A dare una svolta positiva alla situazione di questa famiglia, che cerca disperatamente di rimpatriare, è l’inattesa notizia di un altro cambio di casacca, questa volta da parte della Romania: «Accogliemmo la notizia di una tale improvvisa conversione con sollievo in quanto essa poneva fine ad un incubo […] infatti da cittadini di una nazione ufficialmente nemica, protetti dalle autorità con una certa accondiscendenza ma anche malsicuri per un possibile intervento dei servizi segreti tedeschi ai nostri danni, diventavamo cittadini di una nazione alleata e quindi completamente liberi». Questo breve passaggio di testo è utile a dare un esempio del valore testimoniale della prosa guarnieriana.
Infatti, attraverso simili parole, ci è possibile immedesimarci nella condizione degli italiani espatriati in Romania e compiere un salto indietro nel tempo; di vedere, insomma, con gli occhi di allora. Il coinvolgimento è ulteriormente incoraggiato dal ritmo cadenzato della prosa di Guarnieri, che spesso indugia sui particolari. Come viene fatto notare anche nell’introduzione, uno dei motivi per cui di Guarnieri ci è forse rimasto così poco è che la sua scrittura non veniva particolarmente apprezzata proprio per il suo caratteristico periodare lento, che procede per aggiunte progressive per non lasciare niente all’immaginazione, ma per raccontare la realtà del proprio presente. Questa sua caratteristica fu notata anche da Cesare Pavese che, dopo aver approvato un suo scritto per i Saggi Einaudi, commentò laconico: «È pieno di belle idee, ma scrive lento e opaco […] Inutile dirgli di ritoccare. Guarnieri pensa in questo modo».
In parte, forse fu anche per questi giudizi negativi da parte dei letterati di allora se di Guarnieri oggi si legge e sa poco. Tuttavia, vale la pena notare che ciò che viene visto come una mancanza di stile a livello letterario, ha più di un risvolto interessante: anzitutto, il valore testimoniale della prosa che, proprio perché non tralascia nulla, è una cronaca fedele di certi momenti della nostra Storia. D’altro canto la lentezza del procedere ci tiene con il fiato sospeso e ci ingaggia nella lettura. Lo stile, come sottolinea Pietro De Marchi, è quello della «narrativa e saggistica insieme, o della narrativa sui generis, che procede come una caparbia, incessante indagine psicologica che si traduce in un periodare mai pago di sé, teso a mettere sempre meglio a fuoco il tema, per gradi».
Guarnieri ci coinvolge da vicino nelle sorti sue, della famiglia e dei compagni non per un desiderio di protagonismo, ma poiché la sua esperienza rievoca quella di altri italiani espatriati in Romania in quel periodo storico. Attraverso la sua storia, Guarnieri ci racconta – indirettamente – quella di tanti altri. Dare eco, attraverso la pubblicazione, alle esperienze di quest’uomo è ridare voce a tutti coloro che furono coinvolti nelle stesse esperienze; è consentire alla Storia di concretarsi in un testo, di colpire con forza il lettore – più che in un manuale – perché si conoscono i protagonisti. È la storia di un singolo che si serve della scrittura per consentire alla pluralità di esprimersi e di lamentare il presente.
Sin dall’incipit, non è un caso che ci sia un utilizzo preponderante del noi, la prima plurale, a indicare che nessuno è al riparo dal male che si consuma nel Novecento. E, come tale, è giusto che a quel noi di allora sia dato un interlocutore il noi di adesso, il pubblico che, grazie anche a Manni Editore, può rivivere momenti bui che rafforzano la coscienza storica, sviluppare un senso di collettività, tanto da far dire ad un altro suo celebre amico, Andrea Zanzotto, che ogni suo testo era un’operetta morale, quindi utile a tutti.
Cronache di guerra e di pace
Silvio Guarnieri
MANNI EDITORI
VAI AL LIBRO- Genere:
- Listino:
- € 21.00
- Collana:
- Data Uscita:
- 18/11/2022
- Pagine:
- 0
- Lingua:
- EAN:
- 9788836171873