Di pietra e d’osso

Un romanzo contemporaneo ma dall’anima antica. Potremmo descrivere così Di pietra e d’osso della scrittrice francese Bérengère Cournut, appena pubblicato da Neri Pozza.

Contemporaneo, per ambientazione, stile di scrittura e approccio. Antico perché rappresenta un portale d’accesso alla ricchezza culturale e mitologica del popolo Inuit. Varcandolo, si ha quasi la sensazione di entrare in un tempo lontano e allo stesso modo vicino: il tempo del Mito, eternamente presente e passato.

Narratrice della storia è Uqsuralik, una giovane inuit che si ritrova improvvisamente separata dalla sua famiglia. I lastroni di ghiaccio del banco dove si trova il suo iglú si sono rotti, trascinandolo in una fenditura. Uqsuralik rimane così da sola nell’oscurità e nel freddo polare. Non ha altro modo di sopravvivere se non quello di proseguire e cercare un rifugio.

Inizia così un viaggio nella vastità dello spazio artico, che assomiglia a un cammino iniziatico. Dalla baia alle montagne, dai fiordi alla tundra, dagli iceberg alle scogliere, la giovane si muoverà con le stagioni e vivrà con le tribù e con gli animali con cui gli esseri umani condividono questi spazi: balene, trichechi, volpi artiche, orsi, pernici, narvali, caribù, foche, buoi muschiati.

Incontrerà la gentilezza e la crudeltà e acquisirà via via consapevolezza di se stessa, del suo corpo e del territorio intorno a lei.

Di pietra e d’osso è un’avventura epica intensa e lirica, ma anche brutale, capace di trascinarci in un mondo tanto distante attraverso il calore delle parole di Uqsuralik.

Bérengère Cournut, dopo un meticoloso lavoro di ricerca, ha scelto di inframezzare il racconto con la trascrizione dei canti che caratterizzano una pratica culturale tipica del popolo Inuit, spesso accompagnati da percussioni di tamburi sciamanici.

Vincitore del premio Fnac 2019, Di pietra e d’osso è uno straordinario viaggio in un mondo fisico, spirituale e sensoriale in un mondo di confine.