Certo, il Pasticciaccio, la Cognizione, l’Adalgisa… ma la scatola magica che conosciamo con il nome di Carlo Emilio Gadda contiene più sorprese della valigia di Mary Poppins e del gonnellino di Eta Beta messi insieme. Prendete questo massiccio Divagazioni e garbuglio appena pubblicato da Adelphi: testi giornalistici che di giornalistico (inteso come veloce, superficiale, “comunicativo”) non hanno davvero niente, recensioni divaganti, divagazioni erudite, saggi brevi, dalla “Apologia manzoniana” del 1927 su per lustri e decenni, tra Solaria e l’Ambrosiano, Il Mondo e l’Illustrazione Italiana, Paragone Letteratura e, incredibile a dirsi, il Radiocorriere. La penna del Gadda saggista si applica a quasi tutto, classici riscoperti e coevi da scoprire (compreso un gustoso “Gadda contro Gadda”, recensione di un romanzo del cugino, e pure lui ingegnere, Piero Gadda Conti), Tecchi, Bacchelli, Montale, Quasimodo, Giuseppe Berto, ma anche il Giusti e il Porta e Moravia che legge Manzoni. Ma anche i pittori, dal De Chirico al De Pisis, senza trascurare l’amato e lombardissimo Crivelli con le sue frutta e le sue verdure (“Il cetriolo del Crivelli”). E poi il teatro, e poi Milano e la Lombardia, le città e la modernità industre e industriale (la bella sezione “Palombari sull’Alpe”), la manciata finale di elzeviri “a tema libero”. Qualcuno, i gaddiani più rocciosi, si immergerà nella lettura di queste pagine rifiutando di uscirne prima di averle lette tutte. Altri, magari al primo approccio col Gran Lombardo, potranno procedere per assaggi e carotaggi: oggi un “Non è più dovere civico dimenticarsi del Giusti”, domani le tre pagine di “Il buon àugure celebra l’augurio col buon whisky”, dopodomani scoprendo di chi o cosa si parla in “Nata col secolo”. Per finire col leggersele tutte queste quattrocentosettanta pagine di incalzante meraviglia.