Divorzi

di Luca Bonifacio

Un ripescaggio letterario, una riscoperta internazionale, un libro autobiografico nutrito da fine, profonda, intellettuale ironia, un’esplosione di immagini. È questa la cifra di Divorzi, il romanzo di Susan Taubes apparso ora per la prima volta in Italia grazie a Fazi Editore.

Si tratta dell’unico romanzo di una scrittrice nata in Ungheria, cresciuta in una famiglia ebrea, trasferitasi con il padre psicanalista negli USA. Non ne seguiranno altri purtroppo, perché si toglierà la vita poco dopo, a 40 anni, nel 1969.

Il destino gioca spesso le sue carte alla fine, perché è proprio dalla sua morte che comincia questo romanzo. O meglio dalla morte del suo alter ego Sophie Blind: ragazza ebrea, ungherese, immigrata negli USA con il padre psicanalista. Sophie è allora un classico doppelgänger, alla prova però con le ombre e la fanghiglia limacciosa del patriarcato radicale e radicalizzato.

Partire dalla morte diventa allora il pretesto per ricostruire i frammenti di una storia e di una vita a più dimensioni, il prisma da cui poter osservare uno “spirito del tempo” che lascia il tempo che trova.

Susan Taubes entra così nelle pieghe di una fase complicata come quella dei divorzi, delle separazioni. Ma c’è qualcosa di più grande in gioco: divorziare dalla vita, ricercare sé stessi raccogliendo dei cocci sparsi nel pavimento del mondo, piano piano, uno a uno.

Storia d’Europa e d’America si intrecciano così nelle strade familiari e personali percorse da Sophie Blind fra Budapest, Parigi, New York. E quello che resta è soprattutto il racconto raffinato, elegante, ironico di un mondo vociato da oppressive ombre maschili: padri psicanalisti e misogini, mariti donnaioli da cui si dovrebbe divorziare, nonni rabbini che impongono la propria autoritas spirituale.

C’è un tempo personale, c’è un tempo collettivo che diventano simbolo di un sentimento radicato nel passaggio di un’epoca, nonché motivo di spiazzante e audace umorismo. Non c’è però stucchevolezza in tutto ciò, perché Divorzi non lascia il tempo che trova. Semmai è il tempo che ha ritrovato quello che aveva lasciato per strada: Susan Taubes.