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Giungle

Patrick Roberts

Oggi si parla tanto di sostenibilità, come se vivere in modo da creare il minor impatto possibile nell’ambiente che ci circonda fosse una soluzione della modernità, un approccio nuovo dettato da una società, la nostra, che evolvendosi nel tempo ha raggiunto questa preziosa consapevolezza. E se non fosse così? E se invece il concetto di vita sostenibile ci appartenesse da sempre, se lo avessimo compreso e già messo in pratica in un lontanissimo passato, di cui oggi non abbiamo più memoria o grandi testimonianze? Se avessimo dimenticato, quindi, il modo più giusto e naturale di stare in questo mondo?

È proprio questo quello che sostiene Patrick Roberts, archeologo e capo del gruppo di ricerca “W2” al Max Planck Institute for the Science of Human History di Jena, nel suo Giungle. Come le foreste tropicali hanno dato forma al mondo e a noi, da poco pubblicato da Aboca Edizioni. Perché, verrebbe da domandarci, parlare delle foreste tropicali? Non rappresentano, forse, un ambiente così selvaggio, isolato e ostile da essere quello più lontano dalla nostra civiltà?

È esattamente il contrario, sostiene l’archeologo: «Le foreste tropicali sono state le ‘culle’ frondose dei primi ominidi apparsi in Africa quando si sono separati dall’ultimo antenato che abbiamo in comune con le grandi scimmie. Sono state anche uno dei vari ambienti in cui la nostra specie, Homo sapiens, è comparsa in Africa, prima di andare a occupare quasi tutti i continenti del pianeta, tra i 300 mila e i 12 mila anni fa». Quello che non bisogna mai dimenticarsi, sottolinea Roberts, è che le foreste tropicali non solo modificano l’atmosfera del nostro pianeta, il ciclo dell’acqua e il suolo, giocando un ruolo fondamentale nell’evoluzione della vita sulla Terra, ma hanno avuto, e lo hanno ancora oggi, un ruolo essenziale anche nell’evoluzione umana. E a dimostrare tutto questo sono proprio le prove acquisite attraverso i più recenti progressi scientifici, come la scansione laser aerea o lo studio genetico delle piante in laboratorio, grazie ai quali è stato possibile comprendere come questi habitat abbiano influito effettivamente su ogni dettaglio della nostra vita.

I tropici ci raccontano, afferma Roberts nel libro, una nuova storia del mondo: i nostri antenati non hanno lasciato gli alberi per vivere subito nelle praterie, ma sembrerebbe che milioni di anni fa siano state le foreste tropicali ad accoglierci, prima ancora delle savane.

Come possiamo considerare, quindi, si chiede Roberts nel saggio, le foreste tropicali di tutto il mondo ‘vuote’ e ‘vulnerabili’ rispetto alla presenza umana, davanti alle numerose prove raccolte che attestano la presenza di precedenti insediamenti umani innovativi e di attività di gestione di tali zone? L’autore, analizzando alcuni dei più famosi esempi di disastri tropicali presunti, quelli che avrebbero colpito i Maya del Periodo Classico e Postclassico, l’impero Khmer della Cambogia e le città dello Sri Lanka settentrionale, scopre che non solo le città tropicali precoloniali avevano prosperato, ma che erano in realtà alcuni dei territori urbani più estesi del mondo preindustriale, superando di gran lunga l’antica Roma, Costantinopoli e le antiche città della Cina. Anche la regione forestale apparentemente più ‘incontaminata’, il bacino amazzonico, ospitava in realtà milioni di persone distribuite su una rete di insediamenti simili a quelli urbani attuali. «Se le foreste tropicali amazzoniche erano davvero ‘incontaminate’ e in gran parte svincolate dalla storia umana, – afferma Roberts – come potevo trovarmi in un luogo che aveva visto insediamenti abitativi ripetersi per migliaia di anni? È quasi incredibile che molti di noi pensino ancora alle foreste tropicali come entità intrinsecamente separate dall’esistenza umana».

I nostri predecessori hanno cominciato presto a vivere e modificare questo ambiente. L’Antropocene, un’era completamente nuova della storia geologica secondo gli scienziati, è iniziato proprio qui, seimila anni fa. Siamo entrati in un’epoca in cui le attività umane stanno giocando un ruolo uguale, o addirittura dominante, rispetto alle forze naturali, nel funzionamento dei cosiddetti ‘sistemi terrestri’.

Roberts sottolinea la grande responsabilità che ha avuto il colonialismo europeo nella devastazione degli ecosistemi dei tropici, attuando uno sfruttamento delle risorse senza precedenti: dalla deforestazione massiccia, innescata dal sorgere delle miniere e dallo sviluppo di piantagioni di monocolture, all’erosione del suolo, che ha portato a un brutale sradicamento delle popolazioni indigene dalle loro terre.

Siamo arrivati a un punto in cui è necessario intervenire per salvaguardarci tutti, afferma l’archeologo: «Perché avete visto che, se non lo fate, il cambiamento climatico, il ridursi delle fonti alimentari, la catastrofe economica, l’instabilità politica, la migrazione di massa e l’esplodere di malattie pandemiche busseranno molto presto alla vostra porta. Questo libro è un tentativo di convincervi che la storia delle foreste tropicali è anche la vostra storia personale. Forse vedendo quello che tutti noi rischiamo di perdere, possiamo acquisire una nuova consapevolezza dell’urgenza nel negoziare un futuro più giusto e resiliente per i tropici. Le foreste tropicali non sono ‘inferni verdi’, ma possono essere vissute e abitate in modo vantaggioso, anzi, data la loro importanza per l’intero pianeta, dovremo trovare tutti dei modi per farlo al più presto. Se queste foreste scomparissero, la perdita dell’acqua che traspira da miliardi e miliardi di foglie trasformerebbe questa coperta di nuvole in uno straccio logoro. Sono pochi a rendersi conto che le foreste tropicali sono globalmente responsabili di una parte significativa delle precipitazioni di tutto il pianeta».

Giungle. Come le foreste tropicali hanno dato forma al mondo e a noi

Patrick Roberts
EDIZIONI ABOCA
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Genere:
Listino:
€ 34.00
Collana:
Data Uscita:
31/03/2022
Pagine:
0
Lingua:
EAN:
9788855231428