Gli Argonauti del tempo

Scrittore tra i più popolari della sua epoca, Herbert George Wells è ricordato come uno degli iniziatori della fantascienza dopo Jules Verne e assieme a Hugo Gernsback. Ancor prima di ogni Asimov e Campbell fu autore di lavori utopici in cui prevedeva l’avvento di aerei, carri armati, viaggi spaziali, armi nucleari e televisori satellitari.

Immaginare un tempo futuro e percorrerlo è intrigante perchè permette di stare in un mondo altro che è quello del sogno, dell’incompreso, del diverso da adesso e nello stesso tempo raccontare, per metafora ma neanche troppo, la realtà del proprio oggi. Per questo si scrive la fantascienza e per questo la si legge. Ed è per questo che ancora oggi amiamo sfogliare le pagine del libro di H.G. Wells Gli Argonauti del tempo. Racconti di fantascienza sulla Quarta Dimensione, in libreria con una nuova edizione da Shake.

In questi racconti, immaginazione fantastica e rigore scientifico si intrecciano senza che l’una possa rinunciare all’altro. E non si tratta solo di tecnologia, di macchinari e armi, Wells arriva a postulare una cornice tetradimensionale, cioè l’esistenza di una quarta dimensione. Nello specifico, ispirandosi a Hinton e Einstein, spiega la quarta dimensione in termini di geometria, ma mantenendola in un ambito esclusivamente spaziale invece che temporale.

Con i suoi fitti richiami simbolici e mitologici, il testo wellsiano è un esempio di complessità. Ed è questo a staccare  H.G. dalla fantascienza delle origini e confermarlo grande scrittore tout court, senza neanche dimenticare la sua dimensione di scrittore politico di levatura e autorevolezza internazionale.

Gli argonauti del tempo non è solo un’opera di fantascienza, ma è anche un esempio di maestria di scrittura, che ben giustifica il parere di Brian Aldiss, che vedeva in Wells, più che il padre, “lo Shakespeare della fantascienza”.