Luglio 1999 due ricercatori russi tornano da una spedizione in Siberia. Hanno sezionato migliaia di tronchi di larici fossilizzati e riportano indietro alcune scoperte molto inquietanti riguardo al riscaldamento del pianeta e all’evoluzione dei cambiamenti climatici. Dieci anni dopo, quella ricerca è alla base della Conferenza ONU di Stoccolma sul clima. Ma ci si mettono di mezzo hacker e ladri di documenti, la conferenza fallisce e le lobby contrarie al controllo delle emissioni passano al contrattacco. Altri dieci anni e nel 2018 tre disastri ambientali, la tempesta perfetta nelle Dolomiti, il grande incendio della California e l’urgano Florence si occupano di confermare nel modo più concreto e terribile le conclusioni dei due ricercatori russi. Insomma, materia per una grande distopia, per un avvincente romanzo catastrofico. Non fosse che con scrivendo Guerra calda (Solferino) Gerardo Greco non si sia dedicato alla fiction, ma al più rigoroso giornalismo d’inchiesta, ricostruendo una vicenda finora coperta e scavando nelle contraddizioni del nostro stile di vita e del nostro modello di società.