Guida minima al cattivismo italiano

Che gli italiani siano cambiati, e non in bene, è ormai un dato di fatto. Pier Paolo Pasolini lo aveva intuito già a metà degli anni Settanta, ma questa mutazione antropologica è oggi più che mai evidente. Gli autori di Guida minima al cattivismo italiano, appena pubblicato da Elèuthera, hanno scelto di partire proprio dai “dati di fatto”.

Non potrebbe essere altrimenti. Marco Aime, antropologo, insegna Antropologia Culturale a Genova. Luca Borzani, storico, è stato ricercatore dell’Archivio Storico Ansaldo, direttore del Centro Ligure di Storia Sociale e presidente della Fondazione Cultura Palazzo Ducale di Genova.

In Guida minima al cattivismo italiano, attraverso un minuzioso lavoro etnografico, ricostruiscono dal punto di vista antropologico, storico e sociale la storia d’Italia degli ultimi 30 anni, concentrandosi sullo stordimento civile di un Paese costantemente alla ricerca di un capro espiatorio.

«Un nemico povero e discriminato che difficilmente è in grado di difendersi», spiega bene lo storico britannico Donald Sassoon nella prefazione di Guida minima al cattivismo italiano.

Ma gli italiani non erano “brava gente”? Il mito nazionale  – sviluppatosi soprattutto nel dopoguerra – era già stato inequivocabilmente smontato nel celebre saggio di Angelo Del Boca, uno dei più importanti storici del colonialismo italiano. Il titolo era, appunto, Italiani, brava gente? e raccoglieva gli episodi più efferati, poco noti o volutamente taciuti della nostra storia nazionale.

Oggi, Aime e Borzani ci accompagnano in un viaggio tra vecchi e nuovi miti, per provare a trovare un antidoto al cattivismo. Perché non possiamo ignorare il grave problema di razzismo che affligge l’Italia e che affonda le proprie radici nel passato.

Con Guida minima al cattivismo italiano Luca Borzani e Marco Aime danno così il loro contributo alla lotta contro il razzismo e la xenofobia, scegliendo di combattere gli stereotipi con ragionamenti, dati e fatti.