Il cappello del prete

Arriva in libreria, grazie a Cento Autori, una nuova edizione di Il cappello del prete di Emilio De Marchi, considerato uno dei primi romanzi gialli nella storia della letteratura italiana. Indubbiamente, si tratta di un classico da riscoprire, appassionante quanto quelli dei grandi giallisti britannici e americani.

Uscito nel 1887 a puntate sul quotidiano milanese “L’Italia” e in seguito sul “Corriere di Napoli”, fu un enorme successo e venne raccolto nel 1888 in un solo volume dall’Editore Treves.

La forza del romanzo di De Marchi, ritenuto fra i più importanti narratori del secondo Ottocento italiano, sta nello stile e nell’uso di una prosa moderna. L’uso di un linguaggio semplice e accessibile ha determinato il successo di questo mistery intricato al punto giusto e ricco di colpi di scena, in un’epoca in cui la lettura non era un’attività propriamente popolare.

Protagonista del romanzo è Carlo Coriolano di Santafusca, barone napoletano e personaggio eccentrico, che si trova in un bel guaio. Ha contratto un debito di 15.000 lire, una somma enorme. Trovandosi già nell’albo degli insolvibili e rimasto senza il becco di un quattrino, si rivolge a don Cirillo, detto ‘o prevete: un usuraio senza scrupoli, che si dà il caso sia anche un prete, sicuramente più devoto al dio denaro che alla missione religiosa.

Da qui si dipana una storia fatta di sotterfugi, truffe e ci scapperà pure il morto. Il tutto sarà legato alla vendita di una villa vesuviana e, sì, proprio al cappello da prete del titolo, unico indizio di una storia che di malefatta in malefatta, di colpo di scena in colpo di scena, non finirà di stupirvi.

Emilio De Marchi dà prova qui della sua abilità di narratore, costruendo un racconto accattivante e ricco di particolari, rievocando nei temi e nelle atmosfere le opere di Fëdor Dostoevskij, Alessandro Manzoni e  Ann Radcliffe, ma cambiando del tutto passo e genere, in un libro affascinante, divertente e gustosamente di genere.