Se avesse avuto Facebook a disposizione, siamo certi che Robert Louis Stevenson non avrebbe intasato la sua pagina con foto di cagnolini, video di cagnolini, sospiri e cuoricini rivolti a cagnolini. Stevenson amava troppo e troppo rispettava i cani per ridurli a bamboleggianti caricature.
Prova ne sia la lettura di questo rapido, intelligente, divertente e per molti versi illuminante Il carattere dei cani, edito da Passigli. Stevenson li osserva, li studia, a metà strada tra il favolista e l’etologo, ne registra i comportamenti, a volte si permette di giudicarli senza neanche troppa indulgenza: “vivono con l’uomo come dei cortigiani intorno al monarca.
Il poter entrare nelle buone grazie di questo mondo di piccoli guadagni e di carezze è la loro principale preoccupazione”, e alla fine si arrende al fatto che con tutti i millenni di vita in comune, qualcosa di irriducibile li distingue, salvandoli dal diventare una caricatura di noi umani: “Eppure, mentre si affrettano davanti a me nella strada con la coda in aria, o mi si avvicinano solo per sollecitare il mio sguardo, capisco che lo scopo segreto della loro vita resta per noi imperscrutabile…”
E visto che di Stevenson non ne abbiamo mai abbastanza, il generoso Passigli completa il volume con due strepitosi testi “scozzesi” dell’autore dell’Isola del tesoro: “Pastorale” e “Un vecchio giardiniere scozzese”.