Chi ha detto che il protagonista di un romanzo debba essere “buono”, eroico, positivo? Diciamocelo, vivere una storia dalla parte di un protagonista cattivo e possibilmente sordido, empatizzare con lui nel momento stesso in cui lo si giudica un ripugnante rifiuto morale, è uno dei massimi piaceri che la narrativa riserva a un lettore.
Prendete ad esempio questo trascinante thriller appena pubblicato da Fazi: Il caso Léon Sadorski. L’autore è il francese Romain Slocombe, romanziere, illustratore, fumettista della storica banda dei Métal Hurlant e di lui wikipedia ci dice che la sua opera verte preferibilmente su Giappone, bondage e Seconda Guerra Mondiale. Come non incuriosirsi! E infatti, il Léon Sadorski del titolo, siamo a Parigi nel ’42, è un commissario di polizia anticomunista, antisemita, corrotto e collaborazionista, per il quale l’occupazione nazista è un paradiso in cui dar libero corso a tutte le bassezze di cui è capace.
Fino al giorno in cui a finire nelle grinfie della Gestapo e a essere spedito a Berlino incontro a un nerissimo destino non sarà proprio lui, l’avido e vigliacco collabò. L’infame Léon dovrà dare fondo a tutte le sue doti di astuzia per portare a casa la pelle. E noi, pagina dopo pagina di questo ferocissimo e documentatissimo noir, palpiteremo per uno con cui non vorremmo condividere neanche un posto sul tram.