di Luca Bonifacio
Che cos’è un uomo? La domanda è semplice, la risposta un po’ meno. Indipendentemente dal punto di vista da cui la guardiamo. Anche perché è una domanda che non ha tempo, in un certo senso non ha storia. Eppure è proprio da questa domanda che Jean-Baptiste Del Amo ne fa una storia, o meglio un romanzo edito da Neri Pozza, dal titolo Il figlio dell’uomo.
Il figlio dell’uomo è un viaggio originale, in entrambi i sensi. È un viaggio che incomincia tanto tempo fa. Sì, ma quando? Perché Del Amo ha il fascino del mito, il senso dell’atavico, il gusto del primordiale.
Partendo da una scena di caccia di un’antica e ignota tribù, Del Amo ci conduce nella cruda e recente storia di un incontro: quello tra un figlio e un padre che non ha mai conosciuto. Un padre che torna a vivere in casa con lui e la madre dopo tanti anni, come se non fosse successo nulla. Come se il tempo si fosse fermato.
C’è quindi una famiglia che deve essere ricostruita dalle macerie dell’abbandono. Ma nulla può essere ricostruito se non è mai esistito. Tantomeno un rapporto.
Tutto allora diventa cruda minaccia, dall’attesa di un nuovo nascituro a una pistola nascosta in fondo a un cassetto; dallo sguardo indifferente di una salamandra all’eclissi solare.
A questo si unisce il senso del gusto e del dettaglio dell’autore, che fa del tempo narrativo una densità tangibile, immobile. Perché Del Amo rientra in quella categoria di scrittori che non si limitano a descrivere la realtà: la reinventano.
Ne Il figlio dell’uomo sembra mancare l’aria, percepibile solo fra un tiro di sigaretta del padre e il silenzio del figlio, quindi nello spazio bianco del testo frammentato. Perché c’è un oscuro e minaccioso presagio che serpeggia fra le parole dettagliate di questo libro. Un presagio che viene da lontano, e da cui la storia dell’uomo non riesce a liberarsi.
Al di là di un thriller, ogni elemento trasuda e pesa di angoscia, persino di bellezza: si carica di un’esistenza propria. C’è allora uno stato più profondo della realtà da descrivere, o meglio una “sfumatura più bianca del pallore” da trovare, come dice quella canzone proveniente dalla “voce crepitante” di Gary Brooker. C’è “un altro strato della realtà” da raccontare, in altre parole.
Il figlio dell’uomo scava così nello stato embrionale di quello che si può definire “essere umano”, ma soprattutto nella storia del veleno tramandato di padre in figlio, di generazione in generazione.
È la storia di un’eredità colpevole: nient’altro che il «frammento di un vasto poema andato perduto».
Il figlio dell'uomo
Jean-Baptiste Del Amo
NERI POZZA
VAI AL LIBRO- Genere:
- Listino:
- € 18.00
- Collana:
- Data Uscita:
- 17/02/2023
- Pagine:
- 0
- Lingua:
- EAN:
- 9788854524736