Il mondo di domani. La natura nell’età dell’estinzione, saggio di Chris D. Thomas pubblicato da Aboca nella nuova collana di saggistica – dalla strepitosa veste grafica – Human Ecology, si apre con una parola: «Opportunità».
Ma come è possibile parlare di opportunità nell’era della Sesta Estinzione di massa? Come possiamo mantenere una visione ottimistica del futuro di fronte alla crisi climatica e alla fine della storia evolutiva di molte piante e animali, di cui noi esseri umani siamo responsabili?
Quella di Thomas, biologo evoluzionista e ecologo inglese di fama internazionale, è chiaramente una provocazione, volta rovesciare le nostre convinzioni sui meccanismi evolutivi, ricordandoci che la vita sulla terra ha sempre saputo diversificarsi e rinnovarsi, a seconda delle circostanze e opportunità. Nuove specie possono sorgere dalle ibridazioni con le vecchie o dall’adattamento a condizioni mutate.
Il biologo, in una trattazione affascinate e ricca di esempi, racconta di come abbiamo colonizzato il pianeta, creando habitat a noi congeniali. Abbiamo consumato le risorse come nessun’altra specie e causato la scomparsa di altre. Abbiamo influenzato i processi biologici e fisici e, in un mondo globalizzato, creato una “Nuova Pangea”, cambiando gli ambienti, azzerando le distanze, spostando animali, piante e persone.
Considerato tutto questo, è difficile pensare che, talvolta, queste trasformazioni siano andate a vantaggio di altre specie. In alcuni casi, le nuove condizioni hanno persino aumentando la biodiversità e la velocità evolutiva. Straordinari sono i casi dell’uccellino azzurro orientale, del bisonte ibrido, del pukeko neozelandese.
Ma quella di Thomas non è un’apologia dell’Antropocene o una negazione delle responsabilità umane nella Sesta Estinzione. Più che altro, ci invita a cambiare punto di vista e considerarci un ingranaggio della selezione naturale. In tal senso, sostiene che l’azione umana abbia avviato processi in grado di aumentare la biodiversità nel lungo periodo, quando – probabilmente – saremo estinti. Dunque, più che tentare di conservare gli ecosistemi del passato, dovremmo tutelate questa biodiversità, in modo che gli esseri viventi siano più flessibili ai cambiamenti del mondo di domani.