Due anni fa, Francesco Brioschi Editore ha inaugurato una collana di strepitoso interesse, new journalism al suo meglio, “Reportage”. E dopo lo straziante La città delle spine, di Ben Rawlence, e l’avventuroso Da sola oltre le linee della Jihad, di Souad Mekhennet, arriva un nuovo imprescindibile titolo, questa volta dedicato all’Africa e alla tragedia che accompagna il più enorme bacino di ricchezze in materie prime al mondo.
In La macchina del saccheggio, Tom Burgis, premiatissimo giornalista investigativo del Financial Times, ci accompagna in un viaggio che attraversa il continente dal Sahara a Città del Capo, dalla Liberia insanguinata al Corno d’Africa, sulle tracce di petrolio e diamanti, koltan, uranio, rame, oro, le immani ricchezze che non hanno portato un briciolo di benessere ai suoi abitanti, trasformandolo semmai in uno sterminato campo di battaglia e di lavoro coatto. Burgis, viaggia, intervista, interroga, racconta e documenta tutto con le cifre della vergona, ricostruendo le eredità postcoloniali e le trappole economiche, sociali, etniche del neocolonialismo, tra signori della guerra, trafficanti e magnati.
Dire che “si legge come un romanzo” potrebbe sembrare frivolo, data la drammatica realtà che La macchina del saccheggio ci racconta. Ma è proprio la felicità della scrittura a dare al libro di Burgis la sua forza: una denuncia che non cede al sentimentalismo, all’esotismo dell’orrore, ma che va dritta allo scopo con determinata vividezza.