Nero, brutto, e con la voce sgraziata. Esiste un uccello più affascinante del corvo? Ammirato, temuto e venerato dagli antichi a ogni latitudine, l’uccello-lupo si staglia per la sua intelligenza e capacità fin dai tempi di Plinio e Tucidide ed è oggi la master class di ogni etologo e ornitologo. Gli studi si sprecano, gli specialistici si affollano. Ma ci vogliono l’amore, la pazienza, il sense of humor e l’irraggiungibile scrittura di Bernd Heinrich per dar vita a un libro come “La mente del corvo” che esce in questi giorni per Adelphi, terzo titolo della meravigliosa collana Animalia. Heinrich si arrampica su alberi altissimi, si apposta per settimane in boschi oscuri e umidi, adotta piccoli corvi e ci vive insieme. Scopre, e ci fa scoprire, la complessa vita sociale inter e intraspecifica del corvo, le sue alleanze con i lupi, la sua capacità di giocare la sua ingegnosità, la ricchezza ella sua vita affettiva. Sono tante pagine, più di cinquecento, ma volano e alla fine ne vorremmo di più. Cos’altro chiedere a un libro?