Pezzo dopo pezzo, libro dopo libro, Pier Luigi Vercesi va componendo una storia d’Italia per episodi. A volte scovando storie e personaggi dimenticati, altre misurandosi con passaggi cruciali ma controversi, noti a tutti ma spesso poco conosciuti nelle proprie intime dinamiche. Come nel caso del 25 luglio 1943, che Vercesi vividamente racconta in La notte in cui Mussolini perse la testa (Neri Pozza). O meglio dei due giorni del 24 e 25 luglio. Perché è nell’arco di quarantotto ore che si consuma la caduta di Mussolini a opera del Gran consiglio del fascismo, quindi a opera dei suoi stessi dirigenti. Gli alleati hanno occupato la Sicilia senza troppi problemi e si preparano a invadere la penisola, Hitler non intende permettere a Mussolini di ritirare le truppe italiane dal fronte russo, e tanto meno di cercare un’uscita dalla guerra. Intanto il Paese è allo stremo. In quel momento i capi del fascismo decidono che è giunta l’ora di liberarsi di Mussolini cercare una via d’uscita dalla trappola in cui si è cacciata l’Italia. Tutte cose note, ma Vercesi ci porta direttamente nelle stanze, ne conciliaboli, nelle riunioni segrete che ora dopo ora portano alla svolta decisiva, dando nitore e vigore, da giornalista-narratore qual è, a una storia che ancora ci riguarda.