Tra Zorro e El Alamo, la storia del Messico, specie del nord del Messico, la conosciamo poco, male e perlopiù da fonte americana. Insomma, gli eroici James Bowie e Davy Crockett immortalati da Hollywood, non sono proprio e solo gli eroici alfieri di libertà e democrazia che ci hanno detto.
Il Messico diventa indipendente nel 1821 e subito l’ingombrante vicino a stelle e strisce si impegna a strappare brani di territorio alla neonata repubblica. E intendiamo California, Texas, Nevada, Nuovo Messico… Non solo, ma procede a una vera e propria pulizia etnica, disgregando le comunità, spossessando i contadini delle terre che coltivavano da generazioni e sottomettendoli al lavoro bracciantile nei grandi latifondi che subito vanno costituendosi.
I messicani “al di là del confine” si daranno un nome, che segnala tutto il loro orgoglio e la loro caparbia volontà di riscatto: La Raza. E La Raza è il titolo che Stan Steiner ha dato al suo appassionante studio sulla storia dei messicani negli USA (Jaca Book). Tijerina, mitico capo della Raza affermava «Un popolo che ha fede andrà lontano», e quando gli si faceva notare che dall’annessione erano trascorsi quasi due secoli, aggiungeva: «Noi non abbiamo fretta».