Mathematica. Un’avventura alla ricerca di noi stessi

di Luca Bonifacio

La odiavamo in tanti, la matematica. A parte quei pochi che la capivano e che sembravano dei geni ai nostri occhi, facendoci pure sentire degli incapaci. La matematica: roba da élite, studiosi della kabala e intelligentoni. O forse no?

In Mathematica. Un’avventura alla ricerca di noi stessi, edito da Neri Pozza, David Bessis cerca di sfatare proprio questo mito, consegnandoci un saggio ironico, aneddotico e illuminante sulla bestia nera della nostra adolescenza.

Mathematica è quindi la storia di una materia tutt’altro che incomprensibile, ma sicuramente incompresa. Il libro è scritto da uno di quelli che la sanno lunga, eppure l’autore si ostina nel metterci in condizione di capirla. Perché a dirla con le sue parole «tutti siamo dei matematici. Perché la matematica è un viaggio interiore, un percorso di confronto con i nostri limiti, una scoperta».

Mathematica non è allora un manuale di una scienza dura, ma il racconto di una scienza umana.

Per spiegarla serve una collezione di esempi presi dalla vita quotidiana, come camminare, andare in bicicletta, fare yoga, mangiare, leggere. Richiede pratica, non talenti innati. Basta solo imparare a vedere, per cambiare il modo in cui guardiamo il mondo. Più che nella logica, la questione sta nel pensiero astratto, nell’intuizione, nella chiaroveggenza.

Per Bessis non si stratta però di raccontare una magia svelandone i trucchi, ma di partire da tre segreti per svelarne la magia. Mathematica diventa così il racconto di «un’avventura che ha trasformato la nostra civiltà, il nostro linguaggio, il nostro pensiero».

La sfida sta quindi nel superare il pregiudizio più grande, cioè che serve l’interpretazione di tutti perché tornino i conti. Anche perché i matematici continuano a ripeterlo: «c’è poca possibilità di scoperta senza immaginazione». E loro, a differenza dei musicisti, vivono con la condanna di non poter far ascoltare la musica dello spartito che interpretano.

Il problema da risolvere non sta allora nei numeri, ma nel raccontare la matematica con le parole, proprio quelle che secondo Bessis sono mancate nei calcoli. Anche perché Bessis ha la capacità di farci seguire una lezione algebrica seduti sul divano, senza che ce ne rendiamo conto.

Bessis ci ricorda così che la matematica non vive se nessuno ci si applica. E che per farla parlare, per farla vivere, servono le parole: in altre parole, servono i libri.

Libri come questo, ci verrebbe da dire.